Breda 30
La mitragliatrice Breda modello 30, classificata allora fucile mitragliatore, fu dal 1931/32 fino al 1946 (negli ultimi 3 anni relativamente alle unita di fanteria destinate al servizio di sicurezza interno) arma collettiva della squadra fucilieri del regio esercito. Nella mentalita' di combattimento aggressiva dell'epoca, cui si dovette adeguare la nostra fanteria in conseguenza della politica estera dell'allora governo, la sezione fucile mitragliatore della squadra fucilieri doveva partecipare a tutte le fasi del combattimento di questi ultimi. Quindi non doveva piu limitarsi ad appoggiare l'avanzata dei fucilieri o la loro ritirata, ma prendere parte all'assalto insieme ad essi fin dentro e oltre la trincea nemica. Cio' dava alla squadra fucilieri nell'assalto un notevole incremento nel volume del fuoco erogato e quindi un notevole aumento dell'offesa in quanto al tiratore bastava premere il grilletto per iniziare il ciclo di fuoco e finirlo, mentre i fucilieri, sparato un colpo, dovevano aprire, tirare indietro, riportare in avanti e richiudere l'otturatore del fucile(moschetto se fucilieri bersaglieri o della mvsn) 91.
Dopo la prima guerra mondiale, l'esercito italiano radiò tutte le armi automatiche leggere in dotazione, per poi riequipaggiarsi alla fine degli anni '20 con nuove armi: la FIAT 24 e la Breda 9C vennero scelte per il ruolo di mitragliatrici leggere. Una versione della seconda, alleggerita e dotata di bipiede, venne scelta come fucile mitragliatore, preferita ad un modello delle acciaierie Terni, come anche al BRNO cecoslovacco, che poi sarebbe diventato il famoso e riuscitissimo Bren.
Le armi automatiche o semiautomatiche, benché nate assai presto nel XX secolo, erano troppo pesanti, complesse, costose e inaffidabili. Tra le poche eccezioni, il BAR, Browning Automatic Rifle, mentre all'estremo opposto. tra le meno utili, l'avveniristico ma tragico Chauchat. Uno dei motivi di tale inaffidabilità era la mancanza di una munizione intermedia, che fosse più potente di quella tipica da pistola, ma meno potente di quella per i fucili. Ad esempio per le pallottole tipo parabellum, le dimensioni sono 9 × 19mm, ovvero 9 mm di calibro e 19 di lunghezza del bossolo. La munizione tipo dei fucili era di calibro ridotto, ma il bossolo era molto più lungo e pesante, per esempio 7,62 × 54 mm. Questo proiettile, abbinato ad una lunga canna, poteva imprimere un'energia cinetica di migliaia di joule con munizioni spinte a velocità dell'ordine degli 800 m/s, almeno tre volte quanto possibile ai proiettili per pistola.
La differenza in termini di potenza e precisione si concretizzava in una gittata utile di ben oltre i 1 000 m invece che 50 - 100. Nel primo caso la gittata era davvero eccessiva per l'uso pratico che ne poteva fare un soldato, mentre nel secondo era indubbiamente insufficiente. La soluzione delle munizioni a media potenza, quanto serviva per sparare alle distanze tipiche della fanteria, non venne presa in considerazione se non alla fine della seconda guerra mondiale. Un esempio tipico è la 7.62 × 39 mm dei fucili AK-47 e AKM, con velocità dell'ordine dei 600 m/s.
Così, restando alle munizioni da 7,62, quelle a bassa, media e alta potenza hanno bossoli come quelli da 25, 39 e 54 mm, la larghezza dei bossoli è maggiore ("a bottiglia") del calibro - nel caso dei proiettili ad alta potenza -, e la pallottola è più lunga e pesante rispetto a quella delle pistole. Ecco perché gli effetti di un'arma di pari calibro possono essere tanto diversi, come nel caso del calibro 22 (5,56 mm): da un lato le pistole con il calibro 22.LR (modello usato dal Mostro di Firenze), dall'altro la munizione tipo NATO SS109, con la capacità di perforare oltre 10 mm di acciaio a breve distanza e quella di causare ferite mortali fino a circa un chilometro.
Così, per i motivi summenzionati, gli eserciti si sono dotati nel periodo tra le due guerre mondiali di armi automatiche di squadra, le mitragliatrici leggere, dotate di bipiede, raffreddate ad aria e con un sistema di caricamento semplificato. Ciò era giustamente visto come più vantaggioso rispetto al tentativo di dotare tutti i fanti di armi automatiche o semiautomatiche.
Tecnicamente, essa era un'arma sofisticata, ma estremamente inadatta all'impiego previsto. Il suo maggior pregio era anche il suo difetto: la meccanica, precisissima, troppo per qualcosa che non deve sparare solo dentro un poligono perfettamente pulito.
Due i difetti principali di quest'arma che ne fecero la piu mediocre arma automatica della seconda guerra mondiale
1) la mancanza dell'estrattore. Ciò porto i fantasiosi progettisti della Breda ad integrare nel fucile un sistema di lubrificazione alimentato con un olio progettato appositamente dalla stessa casa al fine di lubrificare ogni cartuccia prima della sua entrata nella camera di scoppio per favorirne l'estrazione a colpo partito. Inutile dire che l'olio comprometteva l'efficacia e la funzionalita dell'arma in certe situazioni operative ambientali estreme, quali potevano essere il freddo intenso o la sabbia del deserto.
2) il tempo impiegato per caricare l'arma. Il tiratore doveva aprire l'otturatore, girarlo in avanti in linea con la canna verso la sua volata, inserire la lastrina contenente i 20 colpi, ritrarla dal caricatore energicamente priva dei suoi colpi e richiudere l'otturatore: cio portava a un volume di fuoco pratico o celerita di tiro molto basso dell'arma ossia 120 c/m ovvero 2 ogni secondo cio rendeva quasi insignificante la sua presenza nella squadra fucilieri.
Il principio di funzionamento era molto complesso, basato sul rinculo della canna solidale con quello dell'otturatore. Inoltre la sua meccanica molto fine la esponeva a inceppamenti per via delle condizioni estreme nelle quali è normalmente usa lavorare una mitragliatrice da squadra, e le numerose sporgenze presenti erano di notevole impaccio per il movimento tra la vegetazione, perché tendevano ad agganciarsi a tutto quello che incontravano.
La corta canna (malgrado la lunghezza complessiva di ben 1,24 m e il peso di 11 kg) non consentiva gittate pratiche superiori ai 1 000 m, anzi tipicamente non sparava oltre i 500 metri. Tutto questo, poi, per una munizione da 6,5 mm, nettamente inferiore ai proiettili da 7,5 - 8 mm degli eserciti stranieri, sparata a velocità di poco superiori ai 600 m/s.
Prodotta dal 1930, venne largamente impiegata dall'esercito italiano in tutti i teatri di guerra con risultati alquanto scarsi, certo non dipendenti dal numero disponibile, che nel 1940 ammontava ad oltre 30.000 esemplari.
La Breda era un'arma non molto affidabile, ma quando le truppe conobbero bene quest'arma, in alcune occasioni la usarono con risultati più efficaci, specie durante lo sbarco in Sicilia, dove si stimò che 287 modelli di Breda 30 schierati sul campo uccisero circa 726 soldati alleat[senza fonte]i.
Nondimeno la mitragliatrice continuò ad essere prodotta, in alternativa al niente, fino alla fine della guerra, anche sotto occupazione tedesca, il che comportò la ridesignazione in 6,5 mm Leichter MG 099.
Nel dopoguerra l'arma continuò a lungo a servire con le unità da combattimento dei carabinieri.
Postino Del REI
Bersagliere In Azione Con Breda 30